Michael Schumacher, quei magici anni in Ferrari

A 10 anni dall'incidente con gli scii a Méribel, riproponiamo l'ultima intervista dell'indimenticabile Alberto Antonini al Kaiser

Alberto Antonini

28.12.2023 11:34

Sul podio di Spa non sembrava felice come si poteva immaginare, dopo la conquista del settimo titolo. È giusto dire che avevate impostato la gara in maniera prudenziale, anche per quanto riguarda ad esempio la scelta delle gomme, e che quindi in un certo senso avevi anteposto la certezza matematica della classifica alla soddisfazione di laurearsi campione con un successo clamoroso?

"Come ho già detto, più che altro dopo il Belgio ho festeggiato fra me e me. Così come era accaduto l’anno scorso a Suzuka (campione del mondo con un ottavo posto in gara, ndr) c’erano emozioni diverse. Non ero sicuro di come avrei dovuto prenderlo, questo secondo posto. Ho dovuto riflettere un po’ sulle mie emozioni, anche se poi, naturalmente, quando ci siamo trovati tutti al motorhome della Ferrari, l’atmosfera era grandiosa. E lo sentivo. Quanto all’approccio prudenziale in gara, dire che è soprattutto dall’esterno che si ricava questa impressione. Avevamo provato le gomme al venerdì ed era evidente che la mia scelta, la mescola più dura, era forse meno veloce sul giro singolo ma sicuramente più redditizia sulla distanza. In sostanza, ero più rapido, e poiché sapevamo che al sabato sarebbe piovuto, la prestazione sul giro singolo in qualifica non era importante. Ecco perché ho fatto questa scelta e non credo che il risultato sia stato influenzato dai pneumatici. In termini di velocità e costanza di rendimento, ero a posto. L’unico problema l’ho avuto dopo le safety-car, che ovviamente non potevamo prevedere. Ma non credo che la mia corsa sarebbe stata diversa con qualsiasi tipo di pneumatico… fra quelli che avevamo a disposizione là. Non c’erano grosse differenze fra una specifica e l’altra".

 

Non sei stato comunque troppo prudente nelle fasi iniziali?

"Non vedo perché. Coulthard mi ha passato in accelerazione al via e non potevo farci nulla, lo stesso ha fatto Raikkonen dopo la safety car. Con Montoya è stato diverso, ma onestamente non mi aspettavo la sua manovra di sorpasso che è stata molto buona. Mi ha superato dove pensavo che non ci fosse spazio e quando me lo sono trovato accanto era troppo tardi per reagire. Non penso di avere corso con troppa prudenza, se non negli ultimissimi giri dopo l’ultima neutralizzazione, quando davvero non c’era motivo di rischiare. Raikkonen si sarebbe comunque avvantaggiato nella ripartenza e a quel punto non c’era altro da fare. Ma senza safety-car potevamo essere molto più competitivi, avendo pianificato i nostri pit-stop qualche giro dopo gli altri. E Kimi non mi avrebbe passato in pista, senza la vettura dei commissari. No, davvero, avremmo visto una gara differente. Ma ci sono troppi se e troppi ma".

Come ha festeggiato, a caldo, il settimo titolo?

"A casa, con i miei. Non che avessi molto tempo, visto che sono rientrato lunedì e martedì sera ero già ripartito per i test di Monza. Non so se mi sono reso subito conto di quello che avevo ottenuto. Per come sono fatto, sempre proteso verso i traguardi futuri, non fa per me guardare indietro. Ogni tanto, per un attimo, mi pongo la domanda. Ma io ho bisogno di guardare a queste cose da una certa distanza di tempo. E non credo che nemmeno i tre mesi d’inverno saranno sufficienti. Però davanti a me ho ancora tanti anni di vita…".


Indietro

4 di 4

  • Link copiato

Commenti

Leggi autosprint su tutti i tuoi dispositivi