Coppie scambiste di... stati d'animo!

Coppie scambiste di... stati d'animo!© Getty Images
I due ferraristi dovevano sfidarsi ma per ora vanno d'accordo, invece alla McLaren sta divampando la rivalità interna tra Norris e Piastri
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08.04.2025 ( Aggiornata il 08.04.2025 12:52 )

Sta faccenda trita e ritrita che in Formula Uno il primo avversario è il compagno di squadra non è mica una verità assoluta, macché. Perché a volte è stravero, altre no, per niente. Il fatto è che se il team ha a disposizione una macchina stellare e competitiva, allora prima o poi col team mate vai in contrasto duro e rischi di litigare del brutto, in pista o fuori. Avoja.

Ma se la monoposto al momento stenta e non è in grado di rispettare i target sperati, be’, allora si vede tutt’altro film. I possibili contrasti vengono momentaneamente sospesi per mancanza della materia del contendere.

Anzi, molto peggio o molto meglio, a seconda dei casi. Jochen Mass anni fa mi disse che alla Surtees nella seconda parte del 1973 aveva a disposizione una macchina talmente infernale, lenta e pericolosa, che il suo piacere più grande in realtà era ascoltare le battute e apprezzare l’umorismo british-surreale del suo compagno di squadra, l’immenso Mike Hailwood. Ecco.

Tornando a noi, nella dimensione parallela del presente storico, sta accadendo un fatto strano assai, perché in casa Ferrari la coppia Hamilton-Leclerc, annunciata come tellurica, arcirivale, dal clima già nucleare e certamente votata al regolamento di conti interno, in realtà sta filando d’amore e d’accordo - be’ dai, non esageriamo, si fa per dire -, comunque senza mostrare intemperanza alcuna o aggressivo stormir di fronde. E questo per un motivo semplice e un po’ triste. Perché se ti trovi per le mani una vettura che non è - speriamo momentaneamente, neh - in grado di aspirare al massimo, quello che poteva essere il compagno di colori più pericoloso, impiccione, malaugurato e odioso della tua vita, diventa improvvisamente dignitoso commilitone, comprensibile e sfortunato fratello di trincea, col quale condividere gavetta, bizze del moschetto, umidità delle ridotte e cannoneggiamenti esterni piuttosto insistenti.

Insomma, se la Ferrari SF-25 continua a esprimersi con prestazioni fuori dalla zona podio, Charles Leclerc e Lewis Hamilton possono anche pensare di stabilire un quieto rapporto, fatto di una bella amicizia, tanta empatia e qualche confidenza.

E magari, prima o poi, una partita alla play e un paio di hamburger con maionnaise da dividersi insieme ai birrozzi, tanto se prendon peso magari si salvano da una squalifica post-gara.

Dai, in F.1 la morale è questa: se c’è del sole e vai filato, è bella la laguna, sennò, se piove e triboli, mio Dio, com’è triste Venezia...

La verità è che siamo al bivio. Quando si uscirà dal filtro magico delle tre garone consecutive, Giappone, Bahrain e Arabia, più o meno sarà chiaro dove si va a parare.

E c’è da sperare col cuore in mano che la Rossa trovi il bandolo della matassa e il modo di battere un colpo, altrimenti la rivalità interna più devastante, ansiogena e spietata del nuovo millennio diventerà fratellanza solidale e malinconica di due veterani dall’aria sgamata. Che si divertono davvero solo quando vanno a dare un’occhiata al bancomat, alla voce estratto conto. La sola strisciata che, non coinvolgendo fondi scalinati, non comporta perigliose indagini.

Tutto questo, per dire, fare, baciare, lettere e testamento direzione Maranello: se potete, inventate qualcosa per invertire il trend. Please.

Tutto il ragionamento di cui sopra si ribalta come un calzino guardando alla situazione in McLaren. Dove albergano in convivenza uso foresteria da tre stagioni due ragazzetti che mai e poi mai, per carattere ed educazione, avrebbero l’indole di altercare né tantomeno, che so, la balzana idea di tenere la radio alta, disturbando il condominio.

Cioè, fosse per loro, Piastri e Norris sarebbero gli universitari che tutti vorrebbero a fondello, perché il massimo del rumore che possono fare è tirare lo sciacquone alle due di notte per pit-stop non programmato.

Invece no, manco per niente. Perché, solita storia: amarsi o odiarsi in F.1 dipende dal ferro che ti ritrovi per le mani. E questa McLaren MCL39 è una fucilata, fila come un missile e - meraviglie e prodezze umanistiche di Verstappen permettendo -, appare la monoposto più competitiva, costante e idealmente adattabile a qualsiasi tipo di pista.

Così Lando, giovanetto dal sorriso a onda, piacione e moscione, il genero che qualsiasi aspirante suocera vorrebbe avere, e Oscar, solitamente tosto Findus monoespressivo e in grado di utilizzare dieci lettere dell’alfabeto e dodici frasi-tipo per raccontare l’intera storia della sua vita, ormai, proprio per la dinamica socio-agonistica prima accennata, stanno diventando due eserciti l’un contro l’altro armati. Progressivamente contrapposti a colpi di team radio, inesorabilmente condannati a momenti cruciali, confronti rusticani o a una drammatica sfida tribale per stabilire gerarchie di predominanza.

Strana, la vita. Niente ora pare essere come sembrava all’inizio. Charles e Lewis dovevano accoltellarsi e, per come sta andando, si mandan faccine al cellulare.

Lando e Oscar, silenti fratellini ideali di un telefilm per ragazzi Anni ’70, ora si sogguardano con le pupille iniettate di sangue.

E, pensa te, se in McLaren si spera negli ordini di scuderia, in Ferrari si auspica di mettere la scuderia in ordine.

In bocca al lupo & tante care cose a tutti.


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