Marcellino pane al pane

Marcellino pane al pane

Nel 2021 Autosprint compirà 60 anni ed è già tempo di celebrare l'evento degnamente. Sul settimanale in edicola, è iniziato un mini-ciclo di articoli dedicati ai Direttori degli anni ruggenti della rivista, ecco qui il primo approfondimento, dedicato a Marcello Sabbatini 

18.11.2020 16:39

 

La favola nera di Niki Lauda

Ma torniamo alla F.1, quando inizia la seconda metà degli Anni ’70. Con Lauda iridato nonché in fuga nel mondiale 1976. E poi tutto si complica, come in un romanzo d’appendice, s’estremizza e diventa un qualcosa che sta tra una favola nera, un feulletton tardo ottocentesco e una sceneggiatura a orologeria. Perché Niki s’immola da vivo nel rogo di Bergwerk e a salvarlo il destino vuole sia proprio Arturo Merzario, pilota al quale l’austriaco senza volerlo ha distrutto la carriera.

Quindi Niki quasi muore ma fa innamorare il mondo, tornando in gara sfigurato a Monza, poche settimane dopo, giocandosi il mondiale fino all’ultimo tuffo con Hunt e perdendolo al Fuji, perché il cuore gli manca un colpo, nell’uragano. Fiaccato dall’acqua, dopo il fuoco e l’aria tagliente. I tre elementi primordiali che fanno nascere la vita, ma anche la sfiancano, se vogliono.

Marcellone è il primo e il solo al mondo a capire di trovarsi davanti a un presente che è già storia, leggenda nel bene e nel male: epocale svolta sportiva, epica e umana.

"Dovevo prendere posizione, schierarmi, dire la mia, far entrare Autosprint in quella faccenda a piedi uniti, perché un’occasione così non sarebbe mai più tornata. E decisi di stare non certo con Lauda, ma con la Ferrari: e il resto degli sviluppi mi dettero ragione".

Il Lauda del 1977 è un uomo rinato, secco, essenziale ed efficace, che vince un mondiale senza entusia- smare, ma per un oceano di dollari lascia la Ferrari, sparando a zero in un famigerato libello, “Protokoll”, che per Marcellone diventa odiosa pietra dello scandalo, da ripubblicare a brani per chiosare sulfureo. Da lì una campagna stampa devastante contro Niki, reo d’aver ceduto al richiamo dei Re Magi della Granalat, ovvero ai soldi Parmalat di Tanzi, sponsor della Brabham di Ecclestone.

"Alla fine vinciamo noi, perché quello è l’Autosprint che continua a vendere sempre di più. La gente non ci compra solo per informarsi, no, è curiosa e vogliosa di sapere come la pensiamo, per questo quando mi dici che dirigevo un giornale partito ti rispondo di no, in realtà dirigevo un settimanale movimento: schierato, sissignore, ma senza la dittatura di un’ideologia e di un apparato, animato dalla coerenza, dalla sensibilità e dall’onestà applicate all’argomento, al problema e alla questione del momento, che fosse Lauda, Merzario, la battaglia contro l’autovelox o Enzo Ferrari da me invano proposto senatore a vita".

 


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