La parabola ascendente di Mattia Binotto

Una foto saltata fuori dagli archivi di Autosprint la dice lunga su quanto il Rosso sia cucito sulla pelle di del nuovo Team Principal della Ferrari

La parabola ascendente di Mattia Binotto

Andrea CordovaniAndrea Cordovani

Pubblicato il 9 gennaio 2019, 16:38 (Aggiornato il 9 gennaio 2019, 16:44)

L’immenso archivio di Autosprint è custode di immagini che spiegano più di tante parole. Come questa scattata nel 2004 a Mattia Binotto il 31 ottobre del 2004 all’Autodromo di Monza.

Capelli spazzola, occhiali, cuffie. Sono passati 15 anni da questa immagine che immortala il l’ingegnere nato a Losanna il 3 ottobre 1969 da genitori italiani emigrati per lavoro in Svizzera. È partito dal basso ed è arrivato molto in alto.

In mezzo si sono assommati 24 anni di vita vissuta completamente alla Ferrari dove Mattia Binotto ha scalato tutto lo scalabile. Dalla squadra test della Rossa dove è approdato nel 1995 al comando della Ges a Maranello da lunedì 7 gennaio. Una carriera sempre in groppa al Cavallino nella buona e nella cattiva sorte, una bella storia, il sogno che si avvera dopo che hai passato metà della tua esistenza sotto un’unica grande bandiera.

Non ha tempo per riguardare indietro, adesso, il nuovo team principal della Rossa. Ha in mente solo il futuro e in testa, oltre la sua chioma che col tempo si è fatta rigogliosa, l’idea di riportare la Ferrari sul tetto del mondo in F.1…

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