Nigel Mansell torna con la mente e col cuore ai suoi 2 anni alla Rossa, con vittorie cult e l'onore di essere l'ultimo pilota scelto da Enzo Ferrari
Varcando i cancelli di Silverstone, la casa delle corse inglesi, è difficile non pensare a Nigel Mansell. Quella del Northamptonshire era la sua pista: non quella attuale, tecnica e sublime, ma quella di un tempo, brutale, velocissima, senza via di fuga nei punti più pericolosi. Tra i layout che più facevano battere il cuore, spicca quello da 4.778 metri, usato tra il 1987 ed il 1990, dove Becketts era un gomito che portava all’esterno e la Stowe, la Club e Copse due curvoni dove il coraggio faceva sempre la differenza. Quella, era la riserva di caccia di Nigel, dove la piazza d’onore era spesso il miglior risultato cui ambire. Nella Silverstone che ha reso celebre Mansell, bisognava dimenticarsi di alzare il piede.
Nel 1987, Mansell vinse siglando il giro veloce in gara ad oltre 246km/h di media. Folle, semplicemente folle. Affrontare Nigel su quelle pieghe metteva una tale soggezione, un tale rispetto, che e? rimasto immutato nel tempo. A Enzo Ferrari piaceva proprio questo di Mansell, e per questo lo ha scelto: non si puo? non voler bene a un pilota che non si dà mai per vinto. Il soprannome “Leone” gli fu dato da Carlo Cavicchi quando era Direttore di Autosprint, e Nigel lo conserva ancora con gelosia e orgoglio.
Nigel Mansell fu l’ultimo pilota scelto da Enzo Ferrari, prima che il Drake ci lasciò nel 1988 e non potè vederlo vincere sulle sue monoposto. E la prima corsa che l’inglese vinse, ironia del destino alla prima uscita in rosso, Nigel la dedicò senza esitazioni a Enzo Ferrari. Legami forti, quelli tra il Drake e il Leone inglese, di quelli che bastava un senso di approvazione per diventare eterni. Mansell per la Casa del Cavallino corse solo due stagioni, in 1989 e 1990, ma il legame con la Scuderia non si è mai sciolto. Anzi, è una delle cose alle quali Mansell tiene di più. Rivederlo a Silverstone, ospite dalla Casa del Cavallino, è stato un tuffo al cuore. Sincero, genuino, anche per un leone come lui. Che ci ha spiegato quando il fuoco rosso bruci ancora nel suo grande cuore.
Oltre trent’anni dopo, Nigel Mansellè tornato a passeggiare nel paddock con i colori della Casa del Cavallino, tra applausi, strette di mani, e occhi gonfi per l’emozione. Nigel, come hai vissuto questo intenso ritorno?
«Mi sento emozionato e stanco. È qualcosa di davvero incredibile essere qui in prima persona dopo tanti anni. Mi sento coinvolto da ogni piccolo avvenimento: è come riscoprire il mio mondo dopo tanto tempo. Anche se ora non sono più giovanissimo, rivivere le emozioni di essere presente ad un gran premio insieme alla Scuderia Ferrari è qualcosa di davvero speciale, soprattutto per me che ho vestito questi leggendari colori».
Se chiudi gli occhi, cosa rivedi delle tue stagioni alla Ferrari?
«Beh, la prima vittoria, al primo tentativo, con la nuovissima Ferrari 640 al gran premio del Brasile del 1989 è stato qualcosa di semplicemente meraviglioso. Attimi che un uomo vorrebbe rivivere all’infinito nella propria mente. Quella corsa è la corsa per eccellenza. Ma quando penso alla Casa del Cavallino penso anche al profondo rispetto, al senso di appartenenza, a delle relazioni che rimangono forti nel tempo, perché essere stato nella storia della Scuderia è qualcosa di distintivo per un pilota. Sono passati trent’anni e sono ancora qui, come se ci fossimo incontrati l’ultima volta ieri. Ecco, questo è davvero qualcosa di speciale, quello che si vive alla Ferrari non subisce il trascorrere del tempo, è sempre attuale. Ed essere qui, ancora insieme, dopo così tanto tempo e rivivere le stesse emozioni è qualcosa di unico».
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