Cadillac in F1: esperienza davanti ai giovani talenti

La scelta Cadillac divide: meglio piloti esperti o giovani campioni? Le voci di Bortoleto e Bearman raccontano il dilemma
Cadillac in F1: esperienza davanti ai giovani talenti
© Getty Images

Debora FigoliDebora Figoli

Pubblicato il 29 agosto 2025, 13:30

Cadillac ha voluto puntare sull’esperienza nella scelta dei suoi piloti. Una decisione che da un lato rassicura, dall’altro solleva più di un interrogativo. Un team al debutto in Formula 1 ha senza dubbio bisogno di figure capaci di orientarsi subito nella categoria più complessa del motorsport.

Allo stesso tempo, però, le formule propedeutiche hanno il compito di formare e forgiare giovani talenti pronti a fare il salto. È quindi inevitabile chiedersi: perché, quando si presenta l’occasione, i giovani vengono spesso messi da parte per lasciare spazio a chi ha già calcato la scena iridata - e per molti anni?

La voce dei rookie

La questione è stata affrontata nella conferenza stampa del giovedì, dove due dei cinque rookie del Mondiale 2025 sono stati interpellati sul tema. Per entrambi, la scelta Cadillac appare comprensibile dal punto di vista aziendale, ma non manca un retrogusto dolceamaro per chi, nonostante i successi nelle categorie minori, resta escluso dal grande palcoscenico. Gabriel Bortoleto, pilota Sauber, non ha nascosto il proprio rammarico pensando al connazionale Felipe Drugovich, oggi riserva Aston Martin: “Felipe è un grande amico, e davvero credo che meritasse una possibilità in Formula 1. Non è finita – magari un giorno avrà la sua occasione. È un campione di Formula 2, e io penso che chiunque vinca la F2 dovrebbe avere una chance in Formula 1. Felipe è una brava persona, e sento che se la meritava”.

Anche Oliver Bearman ha offerto una riflessione simile, confermando la logica seguita dal costruttore americano: “Prendere un rookie è ovviamente un rischio maggiore rispetto a due con tanta esperienza. Però penso anche che ci siano molti piloti che non sono su questa griglia ma hanno un talento enorme e meriterebbero la possibilità di mostrare cosa sanno fare”. 

Un equilibrio ancora da trovare

Per Bortoleto, ogni pilota che conquista il titolo in Formula 2 dovrebbe avere automaticamente una chance in F1, una sorta di regola morale non scritta. Bearman, al contrario, pone l’accento sulla necessità di garantire basi solide a una squadra appena nata. In questo confronto emerge il vero nodo: qual è il percorso più giusto che la Formula 1 dovrebbe intraprendere per dare opportunità concrete a chi realmente se le merita? La scelta Cadillac dimostra che il dilemma è tutt’altro che risolto: tra il desiderio di scommettere sui giovani e la prudenza di affidarsi ai veterani, il futuro della griglia resta un terreno di confronto aperto.

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