Verstappen, la grandezza del saper perdere

Pubblicato il 8 dicembre 2025, 09:38 (Aggiornato il 8 dicembre 2025, 10:25)
Ci sono tante immagini per raccontare una vittoria, tra lacrime di gioia, coppe e spruzzi di champagne, ma ci sono anche tante immagini per raccontare una sconfitta. Gianpiero Lambiase con le mani sul volto al muretto, i meccanici Red Bull che applaudono comunque, perché in fondo il GP lo hanno vinto loro. Max Verstappen che scende per l’ultima volta da una macchina con il numero 1 e va ad abbracciare Kelly. Perché in fondo, c’è una vita fuori dalle piste e lui questo lo ha imparato negli anni.
Inutile scavare nei rimpianti
Quando Max è sceso dalla RB21, il numero 1 nemmeno lo ha guardato. Chissà se perché fa troppo male o perché, in fondo, nemmeno ci ha pensato. Probabilmente la seconda, anche perché Max è uno che sa lasciarsi le cose alle spalle e difficilmente si guarda indietro: se inizia a cercare dove avrebbe potuto guadagnare quei 2 punti che gli sono mancati per il titolo del 2025, l’elenco delle riflessioni potrebbe non finire più. Sarebbe, forse, anche controproducente: in primis perché volendo anche Norris e Piastri possono fare lo stesso ragionamento, in secundis perché andare a scavare tra i rimpianti non è neanche salutare.
Meglio analizzare gli errori e quello la Red Bull di quest’anno lo ha fatto: sembravano rassegnati ad una stagione di magre soddisfazioni, si sono ripresi alla grande dando dignità e pepe ad un mondiale che per loro si è acceso quasi di colpo, dopo Zandvoort. Ma i rimpianti, quelli no, inutile cullarli: perché in un mondiale che di punti ai piloti ne concedeva un massimo di 648, pretendere di indicare in questo o quel momento quello decisivo rischia di essere pretestuoso e poco costruttivo

Verstappen è uno poco incline a certi ragionamenti: inutile recriminare sul successo perso d’un soffio a Melbourne, sulla gara scialba di Sakhir, sul pasticcio di Barcellona, sul ko senza colpe di Spielberg, sui punti persi di Silverstone, sul mezzo disastro di Budapest oppure sul weekend di San Paolo, l’unico dall’Olanda in poi in cui non abbia complessivamente ridotto il divario dalla vetta
Da Horner a Mekies: che reazione!
No, Max Verstappen è più pragmatico di così. Si è goduto senza ansie questa rimonta pazzesca, dal -104 di fine agosto al -2 di fine anno. Oggi risuonano le sue parole dopo il Messico: “Ridotto il divario dalla vetta? No, persi 10 punti da Lando”. Forse lo aveva già capito, che sarebbe stato l’inglese il vero rivale: non era una mancanza di rispetto verso Piastri, ma la percezione chiara che Lando si fosse preso i galloni di favorito, come poi del resto è successo.
Lui, Max, ha fatto più del possibile: ha fatto otto pole e otto vittorie, più di tutti. Di punti, come detto, ne sono mancati due: anche lui ha fatto qualche errore (Silverstone, ad esempio), ma sono molti di più i punti non previsti che ha portato a casa piuttosto che quelli persi per responsabilità sue (che restano comunque pochi). Si è goduto una Red Bull che ha saputo reagire in maniera netta ed inaspettata, dopo aver salutato quello che era stato, fino a quel momento, l’unico team principal della sua storia ultra ventennale: Christian Horner.
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