Un giro può dire tanto, a volte può anche cambiare una stagione. Il Vitantonio Liuzzi che venerdì sera passeggiava nel paddock di Montreal, non era proprio l’immagine della felicità. Come sempre ‘Tonio’ non si sottrae mai ad una domanda, anche quando le cose non vanno come vorrebbe. Dubbi, tanti dubbi, sulla supremazia mostrata nelle ultime gare dal compagno di squadra Adrian Sutil, sulle troppe dif?coltà che sta incontrando per spremere al meglio la sua Force India, ed anche su una Formula 1 che troppo in fretta volta le spalle a chi è in dif?coltà. Poi il giorno dopo è arrivato il sesto tempo assoluto in quali?ca, la sua miglior performance da quando il pilota che si contendono Puglia ed Abruzzo è in Formula 1. Il giro giusto al momento giusto, perché a volte le storie cambiano così. Nel suo animo è riaf?orata quella ?ducia che Liuzzi da quando il mondiale 2010 è sbarcato in Europa ha tenuto sempre più dentro si se. Ed è tornato anche il sorriso, al di là di quelle che poi sono state le vicende di una gara iniziata male per l’incidente al via con Massa ma poi conclusa inaspettatamente in zona punti. Ma il colpo del weekend è stato quel giro di sabato, una tornata che ha risposto a tante domande, e che, come afferma lo stesso ‘Tonio’, dimostra che lui c’è sempre stato. « Guarda – attacca Liuzzi – io ho la fortuna di non badare molto a quello che viene detto e scritto su di me. Mi interessa quello che dicono le persone che giudico competenti, ma non certo il parere di altri che esprimono dei giudizi non sempre positivi senza avere idea delle situazioni. È così, è la Formula 1, e forse non solo la Formula 1 ».
- C’è chi sostiene che nell’arco di tre Gran Premi tutte le opinioni in merito ai piloti in pista possono cambiare.
« Anche meno! Basti pensare a Mark Webber. Ora è uno che si gioca il mondiale, ma in quanti lo avrebbero detto lo scorso anno? E di esempi ce ne sono quanti se ne vuole ».
- Ora che ti sei tolto il primo sassolino dalla scarpa, veniamo ai motivi. Cosa è cambiato tra Istanbul, dove Sutil era più veloce di te di oltre un secondo, e Montréal?
« Per prima cosa la scocca: siamo tornati ad utilizzare il telaio che avevamo adottato nelle prime quattro gare e poi accantonato per qualche problema di velocità di punta. La decisione è stata presa dopo il Gran Premio di Turchia, e mentre pensavamo alla sostituzione della scocca abbiamo avuto un altro problema che mi aveva rallentato ad Istanbul. A quel punto per non correre rischi abbiamo confermato il ritorno al precedente telaio ».
- Quanto è pesato nelle ultime gare prima di Montréal il confronto con Sutil?
«Se guardiamo l’inizio di stagione sono partito bene. Ci siamo alternati, con la differenza che Adrian è andato meglio nei weekend dove avevamo un potenziale maggiore rispetto al solito, quindi ha capitalizzato più punti. Poi da Barcellona sono iniziati i problemi con la nuova scocca, e ho perso quel terreno che conto di recuperare quanto prima».
- Ma Sutil è davvero un pilota sottovalutato come sostengono diversi addetti ai lavori?
« È un ragazzo che ha assimilato molto, crescendo notevolmente stagione dopo stagione. Non dobbiamo dimenticare che è al suo quarto campionato in Formula 1, e non ha mai cambiato team ».
- La monoposto 2010 sta superando le aspettative della vigilia, almeno quelle degli osservatori esterni. Che obiettivi realistici hai in questo momento? « Se pensiamo ai budget dei team che abbiamo davanti direi che è stato fatto un grandissimo lavoro. E ci sentiamo ancora più ottimisti pensando al futuro, quando anche altre squadre che ora dispongono di fondi economici maggiori dovranno imparare a lavorare con cifre più basse. Noi sappiamo già come si fa. A Montréal eravamo a mezzo secondo dai leader, quindi l’obiettivo principale è mantenere questo divario e farsi trovare pronti a dare la zampata se si presenterà l’occasione. Per la squadra credo sia doveroso provare ad impensierire la Renault nella classifica Costruttori, visto che abbiamo il vantaggio di poter andare a punti sia io che Adrian. In Renault al momento Petrov sta facendo fatica, ma i punti accumulati da Kubica nella prima fase del campionato non saranno semplici da recuperare ».
- Prima del ritorno in pista come pilota titolare, avvenuto lo scorso anno a Monza, hai trascorso più di una stagione e mezza nelle vesti di tester. Com’è la vita del pilota di riserva?
« È durissima. Alla Force India fortunatamente avevamo ed abbiamo tuttora un simulatore che funziona benissimo, ed il poterlo utilizzare mi ha permesso di non perdere il feeling con gli automatismi di una Formula 1. Per i piloti di riserva che non hanno questa opportunità è ancora più dura. Poi è sempre difficile venire ai Gran Premi per non correre, trascorrere giornate intere nell’hospitality e riuscire allo stesso tempo a mantenere la motivazione. Fai poco o nulla, sei uno spettatore. Io non ho mai mollato perché ho sempre pensato di essere nato per correre e non per fare il tester, e per fortuna è poi arrivata questa opportunità che il team mi ha dato dopo aver visto i risultati nei test e valutato il lavoro che facevo col simulatore. Per i tester di oggi, con la restrizione delle prove, la situazione è ulteriormente peggiorata ».
- Che consigli daresti ad un pilota che trova una prima chance per entrare in Formula 1 come riserva?
« Di accettare e tenere duro, ma se si apre una porta per correre anche al di fuori della Formula 1, di non lasciarla scappare. Io durante il periodo in cui ero riserva ho fatto due gare in A1 Grand Prix e la Speedcar Series, categoria diverse dalla massima formula, ma comunque utili per alimentare la rabbia agonistica di cui un pilota ha bisogno ».
- Hai visto arrivare in F.1 tanti piloti che hai battuto nel karting e nelle formule minori. Cosa si prova quando vedi esplodere carriere di colleghi che in passato hai messo dietro?
« Salire quanto prima su una monoposto competitiva fa una gran differenza nell’evoluzione di una carriera. Se Alonso dopo il suo primo anno in Formula 1 fosse rimasto alla Minardi o se Hamilton non avesse esordito su una McLaren, probabilmente avrebbero avuto carriere differenti. Io sono arrivato all’esordio in Formula 1 nel 2005 alternandomi con Christian Klien su una Red Bull alla prima stagione. Poi sono passato alla Toro Rosso la stagione successiva, ed era anch’essa una squadra nuova. Una bella esperienza, ma purtroppo ci siamo lasciati quando era il momento di raccogliere i frutti ».
- È stato un divorzio che ha lasciato dei rimpianti? « Mi è dispiaciuto uscire dall’orbita Red Bull perché penso di essere stato parte della crescita della Toro Rosso. Siamo maturati insieme e poi quando nel 2008 la monoposto è risultata essere molto competitiva io non c’ero più. Mi spiace non aver raccolto un po’ di quei risultati che credo siano stati determinati anche dal mio lavoro, ma al di là di questo aspetto l’esperienza mi è servita a crescere ed a capire come funziona la Formula 1 ».
- Il “più” ed il “meno” di questa categoria?.
« L’aspetto più affascinante è l’adrenalina. Specialmente la sequenza delle qualifiche è incredibile per un pilota. Mi piacciono di meno i troppi fattori esterni che determinano le scelte che poi impattano sui piloti ».
- Dove ti immagini tra due o tre anni? « Il mio obiettivo sarebbe quello di essere in McLaren. In passato ho sempre ammirato anche la Williams, che poi ha avuto dei problemi, ma la McLaren per me è sempre stata un riferimento ».
- Per adesso hai un contratto con la Force India ancora lungo.
« Sono contento di questa situazione. Mi sento bene, sono legato al team ed ho un accordo che scade a fine 2011. Spero entro allora di aver ottenuto dei risultati importanti per me e per la squadra ».
- La Force India nelle ultime settimane ha subito un’emorragia di tecnici. Ti preoccupa in chiave futura?
« Mi è dispiaciuta la perdita di Mark Smith ( che passerà alla Lotus F.1 come direttore tecnico n.d.a.), una persona con cui ho lavorato tanto e con la quale mi sono sempre trovato bene. Parlerò con lui per capire i motivi che ci sono stati dietro la sua scelta. Visto che sarà con noi ancora per un po’ di mesi spero che possa darci ancora una mano per la definizione della monoposto 2011. Io ho grandissima stima di Mark, il suo contributo nella crescita della Force India è stato fondamentale ».
- Sembra passata una vita, ma dodici mesi fa la Force India era ancora la cenerentola della Formula 1.
« All’inizio dello scorso anno non eravamo certo messi bene. Poi grazie allo sviluppo aerodinamico la situazione si è evoluta positivamente, e con la vettura 2010 si sono integrate anche tante migliorie meccaniche. Lo scorso anno ho lavorato molto sul simulatore per la definizione di molte componenti della monoposto di questa stagione ».
- Quando le cose non erano proprio come le avresti volute, spesso pronunciavi la parola Nascar. Ci pensi ancora?
« Ogni tanto sento Scott Speed, il mio ex compagno di squadra alla Toro Rosso, e mi racconta molte belle cose. Per ora però io sono in Formula 1, e se le cose vanno bene non ho motivo di guardare altrove. Se al contrario ci saranno problemi, allora mai dire mai ».