Ha perso la testa del mondiale, Webber, ma ha guadagnato un secondo posto e lasciato indietro il suo compagno di scuderia Vettel. Ancora una volta la nemesi della pole ha fatto sentire il suo effetto: la maggior parte delle volte che parte dal palo, non vince. Stavolta l'ha fregato una partenza al rallentaore che gli ha fatto perdere sei posizioni alla prima curva.
«Sono partito lento, ho fatto aggiustamenti di set-up elettronico nel giro di allineamento sperando di risolvere un problema che si era manifestato nel giro di formazione, ma il tutto è peggiorato. Io ho seguito la procedura normale, ma sono partito lento e mi hanno passato in sei. Mi sono trovato settimo, dietro agli altri e ho dovuto lottare. Prima ho passato Massa, poi ero vicino agli altri ma è entrata la prima safety-car. Una gara contrastata, un ottimo pit-stop e il team ha fatto un gran lavoro, ma ero sempre dietro alla Renault di Kubica; poi nel secondo pit-stop l’ho scavalcato. Ho perso la testa del mondiale ma è andata bene. Certo, siamo in corsa per il campionato, ma basta un pizzico di sfortuna per non fare punti come è successo agli altri».
Un secondo posto che strategicamente potrebbe valere ancor più di una vittoria, dunque. Anche perché essere lì a lottare per il mondiale con Hamilton permette addirittura di fare certe considerazioni. Come il fatto che se si vuole lottare seriamente contro la McLaren, qualcuno in Red Bull dovrà assumersi l'onere di compiere scelte "difficili": come quella di pensare che si deve cominciare a puntare tutto su un pilota (indovinate chi?).
«E' ancora troppo presto per fare certi ragionamenti - afferma sibillinamente l'australiano - ma il momento opportuno non è nemmeno tanto lontano. La McLaren ha vinto molti campionati e ha tanti trofei; anche la Red Bull ha molti trofei, ma bisogna vedere quanta voglia effettivamente hanno di ottenere gli stessi risultati. E' una questione di strategie...».