Per la prima volta quest’anno Seb Vettel ha perso il confronto in qualifica con il suo compagno di squadra Mark Webber.
Errori? Problemi? No, semplicemente lui ammette che il compagno-rivale è stato migliore di lui: «Nella Q1 e nella Q3 non ho mai trovato il passo giusto, Webber è stato più bravo di me, non c’è che dire».

Il campione del mondo è stato battuto dall’australiano per 2 decimi tondi tondi. Vettel, a dire la verità, dopo il primo giro avrebbe voluto tornare in pista negli ultimi tre minuti disponibili, per tentare l’assalto decisivo alla pole; i meccanici gli avevano già montato le nuove gomme, ma la squadra per ragioni strategiche l’ha tenuto fermo ai box per conservare un treno di gomme nuove, più efficaci in corsa. Lui è apparso in un primo momento infastidito dalla decisione, anzi dall’imposizione, ma poi deve averne capito il vantaggio a lungo termine in chiave gara.
«Abbiamo tutti conservato, almeno noi team di punta, un set di gomme morbide nuove di zecca per la gara, quindi sono ottimista. Non ho timori anche se non ho usato il Kers in qualifica nella Q2 e nella Q3, ma non è colpa di quello se sono stato dietro Webber. Lui è semplicemente andato più forte di me. E comunque i nostri tempi dimostrano che eravamo veloci anche senza Kers, anzi la macchina si è velocizzata nel corso delle qualifiche. Ma in gara il Kers lo userò sicuamente».

Da parte sua, nonostante tutti si affannino a spiegare come in questa occasione si avranno molti più sorpassi che negli anni passati a Barcellona, Mark Webber appare soddisfatto se non addirittura tranquillizzato dalla sua pole: «L'importante è che domani esca dalla prima curva nella stessa posizione. Oggi è stata la mia giornata: anche senza sottovalutare nessuno, è parso subito chiaro che avevamo un certo margine sugli altri e che la prima fila era una questione mia e di Seb. Nella lotta con lui ho fatto un buon giro in Q3, grazie anche al fatto che sto cominciando a capire meglio come sfruttare al massimo queste gomme. Ora penso solo a cercare di vincere domani».