Il paddock sul porticciolo di Montecarlo, stamattina era un cantiere. Fino al pomeriggio inoltrato squadre di operai cercavano di completare il montaggio della gigantesca hospitality della Mercedes. A poca distanza, altri lavoratori, inglesi, bloccavano il passaggio lavorando su cavi e condotti. In sala stampa, neppure la possibilità di registrarsi. C’è inquietudine per questo Gran Premio di Monaco: e non basta, per il caos organizzativo, citare la poca distanza temporale dal Gran Premio di Spagna. È vero che i team hanno dovuto impacchettare tutto di fretta domenica notte, a Barcellona, quindi portare i camion nel Principato, scaricare e montare i materiali. Ma era così anche l’anno scorso e non c’era quest’aria di provvisorietà. Adesso, invece, le squadre citano problemi di autorizzazioni giunte troppo tardi.
E guarda caso, proprio di oggi sono le dichiarazioni di Ecclestone al quotidiano inglese “Daily Express”: “Non me ne frega niente se non ci sarà un nuovo patto della Concordia, potremmo gestire il campionato e chiedere ai team una somma per iscriversi”. Attualmente, le squadre questa quota la pagano alla Federazione Internazionale Automobile. Ma Bernie vorrebbe averne una parte, come detentore dei diritti commerciali. E dovrebbe essere “Una somma gigantesca, come per iscrivere un cavallo al Derby”.
Il tutto mentre sulla gara pesa l’incognita delle gomme, perché tanti piloti non hanno mai praticamente provato le super morbide.“Credo che le abbiamo collaudate una volta a Jerez – ha detto il neo responsabile tecnico della Ferrari, Pat Fry - ma onestamente non ricordo bene. La verità è che a Monaco nessuna gomma è abbastanza tenera”.
E Alonso: “Potrebbero aiutarci con l’aderenza meccanica, visto che ci manca quella aerodinamica”. L’ingegnere Aldo Costa sembra già seppellito. “Da oggi – ha affermato il pilota spagnolo - abbiamo un’atmosfera positiva in squadra”.