Alla Ferrari si divertono con i numeri. E fanno bene perché la matematica non è un’opinione. Siccome siamo a metà campionato – il GP di Gran Bretagna sarà la nona di 19 gare – a Maranello hanno messo a confronto le cifre della prima parte della stagione 2010 con quelle dello stesso periodo di quest’anno.
Il metodo che hanno scelto è quello di confrontare il rendimento dei primi 6 piloti della classifica attuale – Vettel, Button, Webber, Hamilton, Alonso e Massa – e delle prime 3 squadre – Red Bull, McLaren e Ferrari – nelle stesse 8 gare disputate nel 2011 e nel 2010, lasciando quindi fuori il Gran Premio del Bahrain, che aveva aperto lo scorso campionato con una fantastica doppietta della Ferrari.
Il dato più eclatante è certamente la differenza di rendimento di Sebastian Vettel, che l’anno scorso aveva conquistato 103 punti e adesso è già a 186. Ma l’aspetto più curioso, dicono alla Ferrari, è che Fernando Alonso è secondo quanto a progresso rispetto alla stagione precedente – 16 punti in più, cioè da 71 a 87 – seguito da Mark Webber, con 10 punti in più rispetto al 2010.
In deficit sono invece Jenson Button (meno 6, da 115 a 109), Felipe Massa (meno 7, da 49 a 42) e Lewis Hamilton, addirittura meno 15 punti, 97 contro i 112 dell'anno scorso.
Nella classifica a squadre Red Bull e Ferrari hanno il segno più – rispettivamente più 93 e più 9 – mentre la McLaren ha il segno meno (-21 punti) e in termini di piazzamenti sul podio i campioni in carica hanno un rendimento quantitativamente ( più 4) e qualitativamente ( più 2 vittorie) migliore rispetto all’anno scorso, la Ferrari è numericamente stabile – tre piazzamenti, anche i secondi posti sono saliti da uno a due – mentre la McLaren è in ritardo di tre lunghezze rispetto a se stessa, con il bottino di vittorie dimezzato.
È chiaro che questi paragoni, avvertono gli analisti della Ferrari, “sono soltanto un esercizio aritmetico e che non tengono conto dei rapporti di forza e della reale competitività delle vetture attuali però possono fornire degli spunti di riflessione”. Ed ecco la conclusione: “Sapendo come è andata la seconda metà del 2010 si potrebbe dire che nulla è perduto ma bisogna essere realisti e tenere i piedi per terra. Quello che è certo è che sono dei numeri utili a mettere le cose nella giusta prospettiva”.