La vera storia di Dietrich Mateschitz

La vera storia di Dietrich Mateschitz

Ecco come è diventato grande il fondatore della Red Bull, appena scomparso

24.10.2022 09:27

Missione compiuta, Didì

Red Bull inizia come semplice sponsor. Dapprima in F.3000 col team di Enzo Coloni smistandogli il lentissimo e pasticcione Markus Friesacher, ma poi si mette a far sul serio. Prima sponsorizzando la Sauber in F.1 e quindi rilevando il moribondo team Jaguar, craendo Red Bull Racing. Quindi debutta con le sue vetture in Australia 2005, subito quarta col vecchio Coultahrd e settima con Klien. L’anno dopo sorge il team satellite, Toro Rosso, sulle ceneri Minardi. E la Red Bull nella seconda metà del 2009, quando arriva la prima vittoria in F.1 con Webber, è già un top team, anche se il primo centro della holding lo ottiene Vettel con Toro Rosso a Monza 2008. Dal 2010 al 2013 arrivano quattro titoli mondiali Piloti con Seb Vettel e altrettanti Costruttori, quindi nel 2021 Jos Verstappen fa strike in un finale di mondiale pur controverso, interrompendo la striscia vincente di Mercedes e Lewis Hamilton e confermandosi iridato 2022.

Costruire uomini

Red Bull è l’unico team della storia ad aver vinto il mondiale con due piloti, Seb e Max, ingaggiati da teenager, ed è e resterà il solo ad fatto debuttare in F.1 e ad aver condotto a punti un diciassettenne. Avere alle dipendenze Adrian Newey, il più grande genio tra i progettisti, permettendogli tramite Red Bull Technology di realizzare oltre a F.1 vincenti anche supercar e barche estreme, è solo un mezzo. L’ultimo sogno di Didi Mateschitz, proprietario dell’isola di Laucala, nelle Fiji, s’è avverato, come tutti gli altri, partendo dal basso: costruendo uomini, prendendoli bambini e trasformadoli in giganti no limit. Adesso per lui è venuto il momento di fare il percorso inverso di Felix Baumgartner, volando lassù, chissà dove. Magari rivivendo la sua vita come un film e pensando che, se il viaggio è finito con l’ennesimo trionfo in F.1, tutto era cominciato chiacchierando con un tassista. E allora viene tanto da pensare che, proprio come come per Bob De Niro nel film “C’era Una volta in America”, l’ultima immagine nella storia di Didi Mateschitz che se ne va, sta tutta in una dissolvenza e un sorriso.


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