Per Carlo Vanzini gli intertempi sono tutti fucsia!

Pubblicato il 16 dicembre 2025, 10:29
Che strano, stavolta. Sono uno di quelli che da mezzo secolo s’erano abituati ad ammirare i Cavalieri del Rischio in pista e a vederli descritti e raccontati in Tv da signori compassati, comodi e seriosi. Adesso no. Tutto il contrario. La metamorfosi è avvenuta e nel modo più sferzante e inatteso. Il vero Cavaliere del Rischio è al microfono, mentre ragazzi e ragazzini corrono tranquilli, come in un campetto dei salesiani.
Una gara che non dice nulla, tranne l’essenziale
In pista ad Abu Dhabi non succede praticamente niente. Di sorpassi veri ed emozionanti, quasi niente. Non ci fosse un mondiale in ballo - e ti pare poco - sarebbe una di quelle corse penitenziali, che vedi e sopporti sol perché la passione chiede questo e altro. Però di cose che fanno pensare ne arrivano comunque tante. Una su tutte. La quale, perdonerete, per una volta coi rombi e con le corse, con le gomme, le mescole e le strategie, non ha proprio niente a che fare. La notizia la sapete, ormai. Carlo Vanzini è malato. Ed è in corsa con un rivale bastardo: un tumore al pancreas. Operabile, meno male. Lo ha confessato al Corriere della Sera, rendendo pubblica una notizia prima nota solo a pochissimi, preferendo la naturalezza della sincerità all’inutilità della discrezione forzata. E già questa è una scelta coraggiosa.
Un esempio che ti raddrizza la schiena
Ma è di altro che voglio parlare. Sì, di lui. Del più inatteso, soprendente e fantastico Protagonista suo malgrado. Sono diversi Gp che Carlo sa che qualcosa non va per niente bene, in lui. E da gare e gare che, udendolo, sentendo quello che trasmette e ci restituisce, provo una sensazione crescente, forte e pervasiva, di rispetto. Sì, di immenso rispetto per come sta vivendo tutto ciò. È strabiliante come riesca a restituire puntualmente un atteggiamento alto, fermo, tosto, brillante, energico e perfettamente naturale, mai lasciando trapelare una debolezza, un’esitazione, una pausa in più, un filo d’amarezza o una filigrana ansiogena. Niente. Un caterpillar. Un puro inno alla gioia di vivere. Un esempio umanistico di prodigiosa dignità. Della serie, ecco come si comporta un uomo quando è immenso e vero sul serio.
Ti mette forza, vedere e sentire uno così. Ti fa voglia di tifare per lui come se stesse sfidando l’invisibile, correndo la sfida della vita ogni minuto, qualsiasi istante, e, in fondo, è anche così. In un pianeta mica sempre ben popolato, in un universo di piangina, di chiagne e fotti, ecco una persona che sa stare al mondo alla grande, anzi, alla stragrande. A testa alta. Preciso. Bello fiero.
Stesso pathos, stessa voce, qualsiasi sia la battaglia
La voce di Abu Dhabi 2025 è la stessa di Abu Dhabi 2021. Il Vanzini dell’inizio controverso del regno di Max Verstappen e quello dell’abdicazione sono gemelli omozigoti di pathos ed entusiasmo. Lui è lì e fa il suo, punto. Come se niente fosse. Che sia in forma smagliante o intento nella battaglia più difficile e pericolosa, fa esattamente lo stesso.
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